EDY

Edy: una figura stilizzata, semplificata al massimo, di un omino, frustrato già dalla pochezza dei tratti che lo definiscono.
Un improbabile cappello che non si sa se difende una straordinaria ricchezza di idee o se viceversa protegge la semplicità e la pochezza di alcune idee elementari che in una società sempre più complicata sembrano sfuggire ai più o essersi perse del tutto nei meandri intellettualistici imperanti.
Un pastrano, sempre uguale, simbolo, nei rapporti con gli altri, di omologazione oppure di straordinaria difficoltà di rapporti e di impermeabilità di relazioni.
Un ombrello che tradisce un’insicurezza profonda (desiderio di riparo, di autodifesa, ricerca di un ancoraggio, di un appoggio?).
Un personaggio che simboleggia l’insoddisfazione del vivere e l’incomunicabilità dilagante, ma anche la primigenia, spontanea, convinta volontà di far capire valori elementari che sembrano scomparsi o in via di totale estinzione.
In una realtà ingabbiata dai miti del consumismo sfrenato, dalla devastazione progressiva dell’ambiente naturale, Edy è il simbolo di una disincantata meraviglia e di un preoccupato stupore verso ciò che l’uomo sta distruggendo e propone, sotto il suo stilizzato cappello e nella pochezza dei tratti che lo incarnano, valori elementari ma essenziali, di difesa della vita, di autenticità dell’essere e dell’esistere.
Forse, una sorta di Donchisciotte della Mancia, senza neppure il controaltare realistico di Sancio Panza, ma anche senza la eternamente vagheggiata Dulcinea del Toboso.Un uomo solo, dunque, più disperato ed isolato che altro.
Ma il disegno ci insegna come un messaggio, anche il più pessimistico, si possa trasformare in un tratto umoristico, quando la sproporzione tra la realtà quotidiana e l’aspirazione ad una vita pregna di significato e degna di essere vissuta è talmente grande da far scattare- come elemento liberatorio - il riso. E la storia ci insegna come l’umorismo sia nato spesso da una concezione tutt’altro che ottimistica della vita: spesso si è riso e si continua a ridere per non piangere.
Terrificante è semmai l’esempio di chi piange in continuazione senza avere il coraggio di ridere.
Nel caso di Pierpaolo Perazzolli, l’umorismo si individua proprio nel distacco tra il messaggio ed il segno grafico, tra il significato ed il simbolo, tra la realtà interpretata ed una dimensione metafisica, in cui il disegno diventa trasfigurazione, sogno, speranza, aspirazione verso un mondo migliore, più coerente, più ricco, più armonico.
Edy è dunque un personaggio-mito che non ci vuole trasportare nelle favole dell’inesistente, ma che tende ad ancorarci ai valori di una società che si è trasformata profondamente, ma che esiste ancora, tessuto fondante del nostro comunicare, del nostro credere, del senso profondo che vogliamo e dobbiamo dare alla nostra vita. Edy è un personaggio metafisico per i sui tratti simbolici ed universali, ma anche messaggio reale da trasmettere al nostro modo di essere e di porci nel mondo.